Lunedì, 25 Agosto 2014 12:08

XXI Summer School. L’introduzione di Arnaldo Nesti

Scritto da  Gerardo

XXI International Summer School on Religions: L'effetto di Papa Francesco.
L'impatto del nuovo pontificato sulla realtà italiana e sul panorama religioso internazionale
(San Gimignano, 25-28 Agosto 2014).
Nel seguito, puoi leggere - e scaricare in PDF - il bellissimo intervento del Direttore della Scuola.



Habemus Papam Franciscum: nomadismo fra credenza e appartenenza. Introduzione ai lavori
di Arnaldo Nesti


1. La sera del 13 marzo 2013, al quinto scrutinio, il card. Bergoglio arcivescovo di Buenos Aires è eletto papa assumendo il nome di Francesco - in onore di san Francesco d'Assisi. È il primo gesuita a diventare papa ed il primo pontefice proveniente dal continente americano (nonché il primo extraeuropeo dai tempi di Gregorio III). Nel suo primo discorso pubblico come papa, senza troppi preamboli formali, saluta affettuosamente la folla con un cordiale e semplice "buonasera".
«Fratelli e sorelle, buonasera!
Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell'accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie!”
E’ il primo messaggio pubblico di papa Francesco.
Successivamente chiede di pregare per Benedetto XVI, recitando insieme a tutti i fedeli la preghiera del Padre Nostro, dell'Ave Maria e del Gloria al Padre. In seguito ha ricordato lo stretto legame tra il papa e la Chiesa di Roma, «che presiede nella carità tutte le Chiese», con un riferimento implicito alle parole introduttive della Lettera ai Romani di Ignazio di Antiochia. Ha poi chiesto ai fedeli di pregare anche per lui, sottolineando questo momento, chinando il capo e rimanendo in silenzio per qualche istante. Anche in questo caso, si può cogliere un riferimento implicito al rito di ordinazione episcopale descritto dalla Tradizione apostolica di Ippolito di Roma risalente all'inizio del III secolo, in cui spicca il richiamo al silenzio e la preghiera del popolo convenuto affinché lo Spirito Santo discenda sul vescovo neoeletto. Papa Francesco ha impartito poi la benedizione Urbi et Orbi senza l'abito corale e senza le tradizionali scarpe rosse preparate nella sacrestia della cappella Sistina dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie Guido Marini e previsti per l'occasione, ma indossando solo l'abito piano bianco, con la croce pettorale in argento che utilizzava prima di essere eletto papa. Solo al momento della benedizione il nuovo pontefice ha indossato la stola, che poi ha subito tolto. Dopodiché, prima di congedarsi, ha nuovamente salutato i fedeli in piazza San Pietro, ringraziandoli per la loro accoglienza. Il 16 marzo, tre giorni dopo, ha spiegato, in occasione del suo incontro con i giornalisti nell'Aula Paolo VI, le ragioni della scelta del suo nome pontificale. Andando oltre la prassi dopo aver risposto di accettare il papato in spirito di penitenza, alla richiesta di come vorrà chiamarsi, tra lo stupore dei cardinali sillabò:
“Vocabor Franciscus”
«Nell'elezione, io avevo accanto a me l'arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Cláudio Hummes. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l'applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: "Non dimenticarti dei poveri!". E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d'Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l'uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d'Assisi. È per me l'uomo della povertà, l'uomo della pace, l'uomo che ama e custodisce il creato; ... è l'uomo che ci dà questo spirito di pace, l'uomo povero... Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!» Il giorno seguente, padre Federico Lombardi, incontrando la stampa accreditata, ha raccontato che il neo-pontefice, subito dopo l'elezione, nel ricevere l'omaggio di tutti i cardinali nella cappella Sistina, ha preferito stare in piedi piuttosto che utilizzare la poltrona a disposizione, è tornato nella Domus Sanctae Marthae sul pulmino con gli altri cardinali invece di utilizzare l'automobile papale. In seguito si è recato alla Casa del Clero dove aveva soggiornato nei giorni precedenti al Conclave, ha preso i suoi bagagli e ha pagato il conto.

2. Con lo scorrere dei giorni è andato manifestando la sua personalità, si è cominciato ad avvertire gli effetti del suo pontificato. Come coglierli in rapporto alla realtà italiana? Come situarlo nel panorama religioso internazionale?
Per rispondere a questi interrogativi nasce e si svolge appositamente questa nostra XXI International Summer School on Religions, all'ombra delle storiche torri di San Gimignano. Senza la pretesa di esaurire risposte per ogni domanda, qui si alterneranno personalità con distinte e diverse sensibilità provenienti da differenti aree, d'Italia e del mondo.
Nel rivolgere ai relatori un cordiale benvenuto giunga a ciascuno un ringraziamento, molto sentito"!
Grazie, dunque, e un saluto a tutti i partecipanti, a voi tutti.
Permettete che un saluto vada, da San Gimignano a Papa Francesco che fin dai primi momenti della nostra Summer School, abbiamo pensato di informare - e osato invitare. La prego caro Mons. Farrell di farsi tramite presso S.S. della nostra interessata attenzione alla sua opera e.. che Dio lo benedica.

3. Fin dai primi giorni abbiamo seguito con attenzione l'opera di Bergoglio per far fronte ai grandi scandali vaticani (Pedofilia, Ior, Vatileaks, connivenze di religione e politica, con un Tevere.... dagli argini sempre più stretti..) riscoprendo esplicitamente il Dio di Bonhoeffer che non vuole troni nel mondo, che si lascia cacciare fuori dal mondo con la croce. "Dio è impotente e debole nel mondo e appunto solo così e gli ci sta a fianco e ci aiuta".
Con vigore, con una singolare forza da Lampedusa, ben presto, ha lanciato un messaggio, associandolo ad una corona di fiori gettata nel Mediterraneo in omaggio ai tanti morti anonimi di emigranti che giacciono nel suo fondo, reagendo contro la globalizzazione dell'indifferenza.
Farà la rivoluzione Papa Francesco? A proposito della rivoluzione nella chiesa Francesco parla di “conversione" ed anche di "permanente riforma" che deve cominciare dalla conversione del papato: questa la deve fare lui e con lui la devono fare i credenti della sua chiesa. Ma la scelta dei poveri non è solo un tema teologico, diventa l'architrave del suo giudizio sulla situazione storica e del suo programma pastorale per il mondo. In più occasioni mette sotto accusa il rapporto che abbiamo con il danaro, nell'accettare il suo dominio su di noi e sulle nostre società, per cui oggi l'essere umano è considerato come un tema di consumo che si può usare e poi gettare. Si instaura una nuova trama invisibile fondata sul danaro che impone unilateralmente e senza rimedio possibile le sue leggi e le sue regole. La volontà di potenza e di possesso è diventata senza limiti. L'appello costante del papa è per l'uscita dal sistema di esclusione e di iniquità. Mai, dopo la critica marxiana al capitalismo era stata espressa un'opposizione così forte al sistema economico vigente, alla sua ideologia, alla sua matrice antropologica.

4. Oltre il credere e l'appartenere, la scelta consapevole.
Marco Bouchard (Credere e appartenere, Torino 2014), sulla scia di A. Sen, osserva facendo riferimento alla situazione contemporanea che le identità sono ormai in larga misura plurali e che l'importanza di un'identità non deve necessariamente cancellare l'importanza degli altri frammenti di cui la nostra identità si compone. Non sono infatti schegge impazzite della nostra vita globalizzata, ma sono il migliore antidoto contro il rischio della chiusura all'interno di identità seriali, omologate, di volta in volta, dalle regole del mercato.
In un tempo di nomadismo, per cui anche nella chiesa cattolica si è parlato di "scisma silenzioso", il credere e l'appartenere oggi si incontrano sulla soglia delle chiese. La scelta di camminare sul confine è faticosa perché densa di incertezza, di interrogativi espressi in solitudine, testimonia l'accalorata ricerca di una nuova interazione fra credere ed appartenere. Per raggiungere nuove soglie occorre una rottura (conversione), una scelta consapevole.
Dunque in una situazione così complessa appare fondamentale, per i credenti, ma anche per chi non crede, il recupero personale dell'imperativo rivolto ad Abramo: “Lek Lekà. Vattene, esci” (Genesi, 1,1). E' tempo di scelte, abbandonando pigramente, in modo convenzionale. Fermo restando il fondamentale principio dell'autonomia della coscienza. E' di buon auspicio quanto lo stesso Papa affermava rivolgendosi ai vescovi italiani:
“Un’eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria. La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del ‘si è fatto sempre così’. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia".
La riflessione sull'argentino Papa Francesco mi ha ricordato una poesia che ho scoperto in uno degli ultimi viaggi a Buenos Aires. Si tratta, in particola re di un brano tratto da Chi muore (Ode alla vita) di Pablo Neruda.
Il testo recita: Lentamente muore/ chi diventa schiavo dell'abitudine/ ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi/...chi non parla a chi non conosce..../ Evitiamo la morte a piccole dosi/ ricordando sempre che essere vivo/ richiede uno sforzo di gran lunga maggiore/ del semplice fatto di respirare"

Grazie, amici. Buon lavoro.


Da qui puoi scaricare Habemus Papam Franciscum: nomadismo fra credenza e appartenenza. Introduzione ai lavori, di A. Nesti.

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